Derrick de Kerckhove: “Nell’era degli algoritmi ci salverà il giornalismo”

Proponiamo di seguito l'articolo di Joshua Nicolosi (Sicilian Post) sull'intervento del celebre sociologo canadese al Teatro Stabile di Catania per l’evento di presentazione del workshop 2021 “Il giornalismo che verrà”

(foto Davide Anastasi)

di Joshua Nicolosi

«Quando il digitale si è imposto nella nostra società, l’abbiamo accolto con entusiasmo. Tuttavia, non ci siamo resi conto di quanto la sua evoluzione sia assolutamente in conflitto con presupposti fondativi della civiltà occidentale quali memoria, libertà e coscienza privata. Crediamo di essere autodeterminati, ma ciò non è compatibile con la cultura di cui la tecnologia è espressione, la quale si preoccupa piuttosto di imporre un ordine sociale. In pericolo non c’è solo la nostra autonomia intellettuale, ma anche quella fisica». Con queste parole il sociologo di fama internazionale Derrick de Kerckhove ha messo in guardia dalle seducenti insidie del nostro tempo il pubblico accorso presso il Teatro Stabile di Catania per assistere alla sua lectio magistralis dal titolo Democrazia, Algoritmi, informazione, prologo della terza edizione del workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”, promosso dal Sicilian Post e dalla Fondazione DSe. E proprio il mondo dei media e della comunicazione, messo ancora più a dura prova dagli strascichi della pandemia, risulta essere tra i settori che più hanno risentito della sempre maggiore invasività del digitale e di una sproporzionata sovrabbondanza di notizie: «Le fake news – ha aggiunto lo studioso canadese – non sono certo una novità recente, ma mai come oggi hanno avuto una simile risonanza mediatica. Stiamo assistendo ad una pericolosa fusione tra oggettività e soggettività. Il confine tra i due concetti è sempre più sfumato e ad approfittarne sono figure come i capi di stato populisti, che ormai possono permettersi di fare determinate affermazioni senza che sia necessario verificarle».

ATENE SIMBOLO PERDUTO. Libero uomo in stato. Con questa massima Aristotele aveva sintetizzato il principio che da secoli dirige il nostro vivere civile. Ma se il bombardamento di contenuti manipolati a cui siamo sottoposti finisce per dare alla verità un volto tutt’altro che rassicurante e definito; se a perdere la sua centralità è perfino la garanzia del libero arbitrio, che ne è della classica idea di democrazia? «La democrazia – spiega de Kerkchove – è stata sostituita dalla datacrazia. Oggi sono gli algoritmi e le IA a prendere decisioni che riguardano la nostra persona. Hanno preso possesso di noi a tal punto da instillarci un nuovo linguaggio, tale da determinare i nostri comportamenti e le nostre preferenze». Basti pensare allo scandalo di Cambridge Analytica, alle pratiche di spionaggio e di profilazione degli utenti per fini economico-politici condotte attraverso le piattaforme social descritte in docufilm come The Social Dilemma, o ancora al modello governativo cinese, che garantisce premi o agevolazioni sulla base della condotta osservata da ogni cittadino. Districarsi in questa rete informativa tanto coercitiva, tuttavia, non è del tutto impossibile. Per farlo, paradossalmente, c’è bisogno di strumenti che oggi attraversano una crisi decisamente profonda: i giornali. «Gli algoritmi – ha proseguito l’allievo di McLuhan – sono una sequenza di comandi, non di significati. Per questo siamo sempre più spesso vittime di manipolazione: il senso ha smarrito la sua importanza, così come la ricerca della verità. Ma è nella natura dell’uomo interpretare: a questo servono ancora i giornalisti». Eppure non tutti sembrano essere d’accordo.

COLPA DI ELON MUSK. Si chiama GPT-3 e presto, si dice, potrebbe soppiantare il giornalista in carne ed ossa. Elon Musk ha investito milioni di euro per finanziarne lo sviluppo; Microsoft, dal canto suo, deve già averne apprezzato i risultati stupefacenti, se ha deciso di utilizzarlo per rimpiazzare 77 dei suoi giornalisti. Continua a leggerlo su Sicilian Post