Il quotidiano è identità

La Fondazione Domenico Sanfilippo Editore si presenta alla città e al Paese con il libro di Nino Milazzo «Il mio Novecento. Memorie del Secolo breve», il primo di una serie di volumi cui la fondazione sta lavorando insieme a progetti didattici per la scuola e l’università e a corsi di formazione. Il libro è una raccolta di articoli di Milazzo scritti dal 1963 al 2009 sulle pagine de’ La Sicilia e del Corriera della Sera di cui è stato rispettivamente condirettore e vicedirettore vicario. Articoli ognuno dei quali fissa un momento, un fatto, un racconto e che, insieme, ricostruiscono la storia di un periodo, di un Paese, del Mondo. 
Un volume nato su sollecitazione di Domenico Ciancio Sanfilippo, condirettore del nostro quotidiano e con il padre Mario presidente della neonata Fondazione. Nino Milazzo gli aveva chiesto di potere accedere all’archivio del giornale per raccogliere i suoi articoli che intendeva lasciare in eredità morale ai nipoti. La motivazione è cambiata ed è nato «un libro utile ai giovani perché possano conoscere il nostro passato e capire i profondi cambiamenti avvenuti in campo politico, economico, sociale». Una ricostruzione che include anche una riflessione sul mestiere di giornalista e sulla crisi della carta stampata cui è legata anche quella della professione. «Una crisi iniziata con la Guerra del Golfo quando è nata la figura del giornalista embedded, dell’inviato di guerra che si fa alfiere di una sola parte. Un’evoluzione che si è diffusa anche nella politica guastando la nostra professione».
 Una prassi che nega i principi etici e professionali del giornalismo cui Nino Milazzo si è sempre attenuto, come ha ricordato Ferruccio De Bortoli sottolineando come «non abbia mai polemizzato con i fatti, anche quando si allontanavano dalle sue idee. Il giornalismo ha molti meriti e qualche solido difetto: è fatto anche di opinioni, di schieramenti, di battaglie civili. Ma un buon giornalista, se onesto e colto, si arrende se i fatti contraddicono le sue opinioni e non cede alla tentazione di alterarli».
 Tanti gli spunti di riflessione, sollecitati dalle domande puntuali di Giuseppe Di Fazio, presidente del comitato scientifico della Fondazione, che ha guidato l’incontro. La Sicilia, pur essendo un quotidiano regionale, si è occupata di politica estera. «Un’apertura che ha anticipato le nuove dinamiche della globalizzazione e le ha anche preparate e questo nonostante la società di riferimento fosse per certi versi contadina. Poi, quando la società e la stampa si sono chiuse, ha prevalso la paura, ma la nostra storia è una storia di aperture, di convivenza di culture diverse». La Sicilia e la questione meridionale.  «E’ stata rimossa dalla stampa nazionale - conviene Ferruccio De Bortoli - sebbene il divario economico tra Nord e Sud sia aumentato. E il maggiore responsabile è il Pd. Al Corriere abbiamo avuto una grande tradizione siciliana, da Alfio Russo a Nino Milazzo che, quando lo ha diretto, ci ha spiegato la realtà siciliana, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni, e ha contribuito a rendere il Corriere un giornale veramente nazionale capace di comprendere le differenze di cui il Paese è ricco».
 La crisi dei giornali? «Si vendono di meno e cala la pubblicità, ma si registra il paradosso che i buoni articoli sono più letti di prima grazie alle condivisioni in rete. I giornali vengono da lontano, ma non sono il passato e oggi hanno un ruolo che prima non avevano: sono elemento identitario di città e territori, uno dei pochi, mentre gli altri scompaiono come i negozi di isolato e le parrocchie. Ed è importante che ci siano ancora tante persone che compiono il rito laico e quotidiano di comprare un giornale. Non ci sono altri legami così forti tra clienti e produttori». 
Antonio Martino, già ministro degli Esteri e della Difesa, nel suo intervento ha ribadito che «La Sicilia è stato ed è un grande giornale che ha svolto bene il suo ruolo mantenendo un rapporto forte con il territorio» e si è detto certo che anche «la Fondazione svolgerà un ruolo positivo grazie alla fantasia e alle capacità di Mario Ciancio».
Infine, il direttore del nostro quotidiano ha ringraziato il sindaco Enzo Bianco dell’ospitalità a Palazzo della Cultura e delle parole di apprezzamento per il ruolo de’ La Sicilia e per il progetto della Fondazione di aprire l’archivio dei testi e delle foto, «un patrimonio immenso di rilievo importantissimo». E ha ricordato lo zio Domenico Sanfilippo e la fondazione del quotidiano. «Vedere che le sue idee sono diventate storiche mi commuove».  

Pinella Leocata LA SICILIA 09 Maggio 2017