Laura Salafia «Era una giornata bellissima... e lo è ancora, nonostante tutto»

Laura Salafia «Era una giornata bellissima... e lo è ancora, nonostante tutto»

Pinella leocata

Laura Salafia torna all’Unità spinale del Cannizzaro che l’ha accolta nei lunghi anni della riabilitazione seguita all’«incidente» che le ha stravolto la vita impedendole l’uso delle gambe e delle braccia. E ci torna non come utente, ma per presentare il suo libro “Una forza di vita”, la raccolta degli articoli che ha scritto per La Sicilia a partire dal dicembre del 2011. Un volume, edito dalla Fondazione Domenico Sanfilippo Editore, che il condirettore del quotidiano La Sicilia Domenico Ciancio Sanfilippo ha voluto inserire nella collana che ospita i testi dei giornalisti. 
«Un libro bellissimo, importante, un testo che ci ha arricchito, un esempio di storia corale che comunica il senso di comunità indispensabile nel nostro mestiere, nel giornalismo come nell’editoria - dice Ciancio -. Laura Salafia, infatti, si racconta e racconta in prima persona insegnandoci a non arrenderci e ad affrontare le contrarietà. Un percorso e un insegnamento che ci piace condividere».
«Allora - ricorda Giuseppe Di Fazio, presidente del comitato scientifico della Fondazione Dse -  in redazione si pose il problema di come raccontare il dolore senza spettacolarizzarlo, senza trasformarlo in un reality show, nel rispetto della dignità e della sensibilità dell’altro. Si decise di lasciare la parola alla diretta interessata. E Laura Salafia sorprese tutti con il suo articolo del 23 dicembre del 2011 sulla prima pagina del nostro quotidiano. Diciassette mesi prima una pallottola sparata contro un altro bersaglio l’aveva colpita alla nuca spezzando la sua vita. Da qualche giorno era arrivata all’Unità spinale del Cannizzaro e si trovava “nel travaglio dell’amaro bilancio di una vita di sofferenza”. Una sofferenza che non nega, ma dalla quale non si fa piegare e contro la quale reagisce con una forza straordinaria che le fa scrivere parole che rimangono impresse nel cuore e nella carne di chi le ha lette. “Voglio scrutare la bellezza della vita, voglio ardentemente vivere, voglio cancellare la malinconia negli sguardi di papà e mamma. Desidero la solidarietà di tutti, l’affetto”».
Laura Salafia ha un carisma particolare. Ed è stato subito evidente ai medici e alle persone che l’hanno assistita. «Un caso impegnativo, anche per la pressione mediatica», racconta Maria Pia Onesta, direttrice dell’Unità spinale unipolare del Cannizzaro, ancora oggi colpita «dalla sua capacità di appianare i problemi, di mettere pace, di non esasperare le difficoltà preferendo vedere le cose dall’angolo del bene. Laura ha sempre parole di speranza, di serenità. Il bello di stare accanto a lei è stato questo».
Un clima di condivisione e di integrazione di cui il direttore generale del Cannizzaro, Angelo Pellicanò, è orgoglioso. A lui si deve il merito di avere trovato, tanti anni fa, i fondi per la realizzazione dell’Unità spinale che ha consentito a tante persone di evitare i viaggi della speranza. Per questo coglie l’occasione di questo incontro speciale per annunciare la prossima realizzazione, grazie alla generosità dell’Istituto Bonino Puleo, di 25 posti letto di Neuroriabilitazione dotati di tecnologie all’avanguardia.
Poi Orazio Vecchio, moderatore del confronto, passa la parola a Laura Salafia e nella sala gremita cala il silenzio. Elegante e immobile, accenna un sorriso, poi, con voce ferma comincia a raccontare di quel giorno, di quell’attimo, che le cambiò la vita. «Era una giornata bellissima. Il cielo limpido, l’estate alle porte. Ero ai Benedettini, nel giardino dei novizi. C’erano tanti fiori, un’esplosione di profumi e poi gli uccelli che cinguettavano. Ero molto serena. Avevo chiamato mamma per dirle che l’esame era andato bene e che avrei pranzato con gli amici. Sarei ritornata a casa il giorno dopo. Poi tutto è cambiato in un attimo. Ma la tragicità di quell’evento non è riuscita a intaccare quello che di profondo c’è in me. Quando mi chiedono che cosa ricordo di quel giorno io rispondo che ricordo tutto quello che di bello ho potuto godere in quegli attimi». 

In sala tutti gli occhi sono per lei, il respiro come sospeso. Laura continua sempre più determinata. «Vorrei che ognuno di voi possa cogliere il bello della vita senza farsi avvilire dalle negatività che possono esserci, dall’imprevedibilità che può cambiare la vita in un attimo. La vita è bella e bisogna portare ogni momento dentro di sé e amplificarlo cercando di viverlo fino in fondo. Il mio messaggio è vivere pienamente, non abbattersi mai, essere fiduciosi nel domani, essere solidali nei confronti di chi ci sta accanto e creare reti e amicizia perché attraverso l’amicizia che si può creare tra gli uomini tutto può diventare meno difficoltoso».  
Grande Laura, testimone di speranza, grazie, anche per questo.