Nozze speciali per Paolina e Ake

Nell'epoca dell'elettronica e dei contatti in Rete, dei siti d'incontri, del mondo che si è ristretto grazie alla facilità di comunicazione e alla disponibilità a poco prezzo dei viaggi aerei, delle foto e dei messaggi scambiati a qualsiasi distanza, siamo abituati all'esotismo dei sentimenti, all'incrocio di anime gemelle provenienti dalle parti più disparate del mondo. La casualità dei messaggi affidati ai capricci della Rete ha reso un residuo romantico i messaggi in bottiglia, che tuttavia sopravvivono come metafora. Nella società sempre più multietnica nulla più ci meraviglia, conviviamo, sempre con minor disagio, con le coppie interrazziali. Uno svedese che sposasse una siciliana ci apparirebbe come un evento banale, anche se sapessimo che si sono conosciuti attraverso un messaggio in bottiglia lanciato tra le onde della Rete.
Ma un tempo... Il piacere di sfogliare l'archivio elettronico del quotidiano La Sicilia può diventare lezione di storia del costume, della mentalità, interpretazione del passato e insieme riscoperta di come i nostri nonni creavano e vivevano la dimensione fiabesca.
C'era una volta... Potremmo cominciare così il nostro racconto di una storia vera. C'era una volta un marinaio svedese imbarcato su un transatlantico, che, forse per noia o per un'improvvisa ispirazione, affidò a una bottiglia lanciata in mare un messaggio in cui proponeva alla donna che l'avesse raccolto di contattarlo per un eventuale matrimonio. Doveva scrivere ad Ake Viking, Istrum, presso Göteborg, Svezia.
Il capriccio delle correnti marine portò la bottiglia a Siracusa, a trovarla nel 1958 fu il pescatore Pasquale Micca che la mostrò alla nipote Paolina Puzzo, residente in vico Bonanno a Graziella. il quartiere dei pescatori. Il padre, Sebastiano lavorava dal 1928 in una fabbrica di conserve alimentari. La Svezia alla fantasia della ragazza evocava turisti dalla pelle chiara e i capelli biondi, e soprattutto una miss Svezia che nel 1952 in visita a Siracusa aveva lasciato un dono in denaro destinato ad una ragazza bisognosa. La prescelta era stata la sorella Maria. Il messaggio schiudeva a Paolina la via del sogno.
Scrisse al marinaio, lui venne in Sicilia su un treno che fu descritto sbuffante di fumo, si piacquero anche se poterono dialogare solo a gesti. Ake tornò a luglio, questa volta munito di un vocabolarietto tascabile. La diciottenne Paolina, dai capelli neri, e il ventitreenne svedese bianco come il latte, si fidanzarono ufficialmente. Il quattro ottobre del 1958 si sposarono. Anzi, come annuncia il titolo a tutta pagina della Sicilia del giorno dopo, ci fu "Il sì di Paolina Puzzo e lo yes di Ake Viking". La seconda riga spiega come ci si era arrivati: Suggellato il grande amore nato per un messaggio in bottiglia. L'autore dell'articolo, pieno di particolari come solo un cronista di razza sa fare, è Enzo Asciolla. Da lui apprendiamo che Ake a bordo di un  transatlantico faceva il cuciniere e che lo zio Pasquale fu uno dei suoi testimoni. L'articolo è corredato da numerose foto della coppia. In una, ed è la più patetica anche se ispira tenerezza, Paolina è da sola e tiene in mano una bottiglia. Del testo del messaggio però non c'è traccia, né nelle foto né all'interno dell'articolo. Sarebbe stato un prezioso documento, anche per capire in che lingua era scritto e come avesse fatto Paolina a capirlo. Ci dispiace quasi che il cronista non abbia avuto l'idea di inventarlo, magari chiedendo ad Ake di riscriverlo.
Il matrimonio fu celebrato nella chiesetta di San Paolo. Arrivarono una trentina di giornalisti da tutta Italia, dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla Svezia. I rotocalchi italiani inventarono il titolo fantasioso del Matrimonio in bottiglia. Gli elementi per mettere in moto la fantasia, anche se il resoconto fosse stato affidato al più piatto dei cronisti, c'erano tutti: il messaggio in bottiglia, la ragazza povera, il quartiere Graziella così denominato per la devozione alla Madonna delle Grazie, la chiesa dei pescatori che rievoca la visita di San Paolo.
Asciolla racconta di una grande partecipazione di folla, quattromila persone, di cento ragazze in lacrime, che salutavano Ake dai balconi. Tra gli invitati "autorità locali, dame della buona società e molte famiglie di lavoratori".  In quella parola "dame" c'è lo spirito cavalleresco del cronista e un omaggio alla mancanza di alterigia per essersi mescolate alla povera gente.
Tra gli ospiti di riguardo la vedova modenese Virginia Canevazzi, che, avendo letto su un giornale dell'Emilia la notizia del fidanzamento, aveva pagato l'abito da sposa e donato una piccola somma in denaro. L'accompagnava la sua "intima amica" Nina Nencioli. E qui su quell'intimità, in epoca di matrimoni omosessuali, abbiamo avuto un pensiero malizioso. 
La Canevazzi giunse con altri doni: un collier e un paio di orecchini d'oro, oltre a un'altra piccola somma di denaro.
Nella casa dei Bonanno si accumularono una cinquantina di regali. "Alcuni - annota il cronista - sono in porcellana, altri in argento e il resto in oro. Appartenente a una povera e numerosa famiglia Paolina non s'aspettava davvero di dover iniziare la sua avventura matrimoniale con tanti doni. 'Meglio cosi' ha detto stamane, poco prima di andare in chiesa, la ragazza." 
Ad assistere alla cerimonia c'erano due svedesi di Siracusa, la signorina Mirjam Krisin di Stoccolma e la signora Sol-Britt Larsson.  Ad accrescere la grandiosità dell'evento Asciolla enumera gli inviati dei giornali svedesi: O. D. Kumlien dello  Stockholms Tidningen, Lars Olsson del giornale illustrato Bud Journalen  e Ounnar Nilsson, corrispondente romano dell' Expressen.
Ake era venuto da solo. Per celebrare il matrimonio cattolico aveva dovuto abiurare, come scrisse il cronista, alla sua fede. Si fece battezzare, cresimare e si scelse persino i compari. La cronaca insiste sulle difficoltà dello straniero in un mondo sconosciuto: "Tutto ciò naturalmente lo ha fatto con l'aiuto di Paolina, ma non è stato facile lo stesso, per un giovane, venutosi a trovare, d'un tratto in mezzo a gente che non parlava la sua lingua, a costumi e abitudini assolutamente diversi dai suoi". 
Alla cerimonia, officiata da don Vincenzo Annino tra le lacrime della sposa, a fare da interprete c'era, altro elemento esotico, il missionario padre Giuffrida, reduce da un identico uffizio in Birmania. Dopo, visite al Santuario della Madonna delle lacrime e al luogo di lavoro del padre. I titolari offrirono lo spumante e regalarono un portafotografie in argento, mentre il dono delle 150 operaie fu un bracciale d'oro.
Il pranzo avvenne in famiglia. Nel pomeriggio gli sposini furono ricevuti dal sindaco Caracciolo che donò i biglietti per il viaggio in aereo fino a Roma e due medagliette  ricordo di Siracusa. Al municipio ci fu un rinfresco per i parenti della sposa. Ultima tappa la Casa del mutilato, gentilmente messa a disposizione dal presidente comm. avv. Salvatore Rispoli, volontario e invalido di guerra. Qui Paolina e Ake, dopo aver tagliato "un'immensa torta" offerta da un dolciere di via Maestranze, aprirono le danze al ritmo di tango. Sorvoliamo sulle facili ironie che oggi può suscitare l'associazione tra ballo e mutilati.
Con questa incongruenza si chiuse la giornata del matrimonio del secolo a Siracusa.
Per completezza d'informazione, il cronista ci ragguaglia che "il matrimonio lo consumeranno in Svezia, nel piccolo e raccolto paese natale di Ake a Istrum".
Trent'anni dopo gli sposi furono invitati in una trasmissione televisiva da Raffaella Carrà ed apparvero felici del caso che li aveva uniti.