Potenza e Carità di Dio - Laura c'è, più di prima
GIORGIO PAOLUCCI
È una storia di sangue, di fede e di amicizia. Di sconfitte apparenti e riscatti a lungo desiderati e alfine ottenuti. Di incontri imprevisti e imprevedibili che intrecciano storie lontane. Un misterioso destino ha trasformato Laura Salafia, una giovane duramente provata dalla vita, in testimone di un’inesausta voglia di ripartire anche quando si è dolorosamente caduti.
Era un bel giorno, quel primo luglio 2010. Laura, studentessa lavoratrice, aveva superato brillantemente l’esame di spagnolo e in compagnia di alcune amiche era appena uscita dal monastero dei Benedettini di Catania, sede dei corsi di laurea umanistici. Si scatena improvvisa una sparatoria tra balordi, un proiettile vagante la colpisce provocando una grave lesione al midollo. Segue un lungo calvario fatto di delicati interventi chirurgici, dolorose terapie, un lentissimo recupero che tuttavia la costringe per il resto dei suoi giorni su una carrozzella. Ma non le toglie il desiderio di vivere, sperare, lottare. E la pone al centro di una trama di rapporti segnati da una irriducibile positività.
Accade così che un ergastolano pluriomicida rinchiuso in carcere a Milano, dopo avere letto sul giornale il tragico episodio di cui Laura è rimasta vittima, comincia un rapporto epistolare con lei. In una lettera le scrive: «Ho chiesto al Signore di darmi un segnale di perdono e saprò che mi ha perdonato nel momento in cui tu guarirai». Laura risponde: «Non c’è solo la guarigione fisica, ma anche la guarigione dell’anima e io l’ho raggiunta. Quindi puoi sentirti perdonato, perché io sono guarita». Il carcerato scrive alle suore di clausura del monastero di San Benedetto a Catania chiedendo di pregare per la sua guarigione. E Cecilia, monaca di quel convento, dopo aver ottenuto un permesso dalla superiora, va a trovare Laura in ospedale e da quell’incontro nasce un’amicizia che arricchisce l’umanità di entrambe. La stanza dell’Unità spinale del Cannizzaro di Catania, dove la donna viene curata un anno prima di andare ad abitare in un appartamento attrezzato nel centro città, diventa crocevia di incontri con persone sconosciute ma desiderose di conoscerla, di rompere la sua solitudine, di offrirle amicizia. Sono il segno con cui il Mistero abbraccia il suo dolore e le fa intravedere le ragioni per continuare ad alimentare la speranza, anche dentro la situazione di totale dipendenza e di precarietà in cui è costretta a vivere. «Per quanto posso, guardo in faccia la sofferenza - scrive - e nonostante essa sembri essersi cucita addosso a me, ogni mattina quando mi sveglio mi ritrovo una letizia nel cuore. Sono circondata da persone che mi vogliono bene, non mi sento tradita dalla vita. Sono convinta che il Signore mi abbia fatto un grande regalo: la capacità di non arrendermi mai davanti alle difficoltà».
Dell’intensa trama di rapporti che si è venuta creando attorno alla sua persona fa parte anche un gruppo di bambini di un quartiere popolare di Catania, seguiti dai volontari dell’associazione Cappuccini, e in forza di questa amicizia è maturata l’idea di un viaggio a Roma, dove il 10 settembre 2016 ha realizzato il sogno di incontrare Papa Francesco, che le ha detto: «Non mollare, sii forte, e porta con fede la tua croce».
Laura non ha mollato, la fede ritrovata in circostanze così dolorose e la compagnia di tanti, inattesi amici che si sono stretti attorno a lei, l’hanno resa - forse al di là delle sue stesse aspettative - testimone di una passione per l’esistenza che ha lasciato un segno indelebile in coloro che in questi anni l’hanno conosciuta. E così, misteriosamente, dal male sono nati tanti frutti di bene.
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