Cielo, la mia musica! di Leonardo Lodato

 

di Michele Nania

Che ci azzeccano i Kraftwerk con il sommo Bowie? E come fa una pianista premiata e sempre più affermata oltreoceano, a tornare sempre nella sua città sciolta per mafia? C'entrano, c'entrano. Leggete Cielo, la mia musica! e poi ne riparliamo. Siamo sempre stati abituati a rapportarci con chi ci governa, o con chi amministra le nostre città, talvolta affidandoci ad un pensatore esterno, solitamente molto preparato anche se quasi mai super partes, per cercare di decifrare quel che ci accade intorno e trovare la nostra via. Una fatica immane star dietro a chi guida i nostri destini, considerati i repentini incomprensibili cambi d'idea (e di leggi, codici, regolamenti: in definitiva delle nostre vite) ma forse ancor più difficile è attribuire con piena fiducia il ruolo di vate ai grandi maestri di pensiero. E se fossero superati anche loro? E se il loro punto di vista fosse viziato e fin troppo dipendente dalla relativa formazione (politica o intellettuale purchessia), che l'attualità brucia e aggiorna e sostituisce alla velocità di un tweet, a chi dovremmo affidare oggi il ruolo del cinico Diogene di Sinope, che cercava l'uomo con la lanterna? Vallo a sapere, se è vero com'è vero che nasciamo e moriamo senza sapere chi siamo e da dove veniamo. Però possono aiutarci due grandi molle invero fin troppo sottovalutate: una si chiama curiosità, l'altra si chiama passione. L'uomo curioso fa domande, cerca risposte e se non si accontenta ricomincia daccapo: proprio come farebbe un bravo giornalista. L'uomo appassionato trascorre la vita girando intorno alla ricerca del modo migliore di fare quel che fa. Potrebbe essere un umile panettiere ma anche, guarda un po', ancora un bravo giornalista. Da sempre appassionato di musica e del suo e nostro mestiere, il giornalista Leonardo Lodato - detto Dino da pochissimi eletti: suo papà Rino, il fratello Andrea e il sottoscritto che professionalmente lo crebbe ormai tantissimi anni fa - cerca e trova risposte con una bellissima chiave, anzi due: la musica e il legame con il suo trascendentale.

In tanti anni qua e là per concerti e pub in giro per il mondo, il nostro Leonardino ha incontrato tantissimi artisti che solo successivamente sono diventati celebrità, in molti casi ne è pure diventato amico, e li ha sempre raccontati sul suo e nostro giornale. Nelle sue interviste si coglie subito un elemento fondamentale: l'interlocutore si rende conto che l'intervistatore sa di cosa parla, e quando questo accade si verifica il piccolo miracolo del giornalismo, ovvero raccontare al lettore un punto di vista davvero personale su qualcosa di cui neanche immaginava l'esistenza. E non si parli di giornalismo musicale, quell'orribile definizione nata sul finire degli anni Settanta del secolo scorso, quando le riviste musicali si chiamavano Ciao 2001, L'Ultimo Buscadero, il Mucchio Selvaggio e Rockerilla, dove apparire era un trionfo ma leggere un articolo scritto come Dio comanda, chiaro e comprensibile a tutti, era quasi sempre un'impresa. Lodato non fa uso della competenza per sfoggiare e complicare la conoscenza, lo fa per mettersi sullo stesso piano dell'intervistato, facendolo sentire a proprio agio anche nell'aprirsi un poco più. Ed ecco che il libro, che rischiava d'essere una semplice e, diciamolo, banale raccolta del lavoro svolto per lunghi anni nella redazione spettacoli del nostro giornale ma anche altrove, così raccolto e legato finisce per diventare invece una piccola antologia del libero pensiero artistico siciliano. Musicisti, pittori, compositori, persino deejay, diversissimi tra loro sia per appartenenza geografica che per estrazione artistica, raccontano la propria arte in rapporto alla contemporaneità ma anche in estrema simbiosi con la terra che li ha generati. Che è la Sicilia una e trina, con le sue tante repubbliche indipendenti. Non solo Catania dunque, con l'eredità lasciata dai favolosi anni ottanta e i suoi nipotini cresciuti nella Seattle del Sud – c'è il durante di Mario Venuti e il dopo di Caterina Anastasi – ma anche la difficile Palermo di Marian Trapassi, l'aspra Agrigento di Lello Analfino, la feconda pietra lavica di Rosalba Bentivoglio, che vive e crea i suoi capolavori a Milo da molto prima che il paese diventasse famoso con Franco Battiato, Lucio Dalla e Mick Hucknall dei Simply Red, i sentieri del cuore a Scordia con Paolo Buonvino, la Vittoria ferita ma non doma di Giuseppina Torre che infatti le dedica un brano struggente e appassionato – si chiama Dove Sei? – la Favignana rimasta nella pelle e nel cuore di Bob Salmieri. Quest'ultimo, interpellato sul senso della vita, risponde elementare e diretto: "Non so se siamo qui per un motivo, ma già che ci siamo cerchiamo di comportarci bene e di non lasciare troppa munnizza dietro di noi".

Tra le mille citazioni e i mille rimandi (soltanto Lodato poteva chiedere a Marian Trapassi se si senta più Lucy In The Sky With Diamond o piuttosto Highway To Hell), e tanti tuffi nel passato utili a riemergere per capirci qualcosa della musica moderna, Leonardo consegna ai lettori qualcosa di più di un libro sulla musica: è invece un omaggio all'arte con le intime e condivise riflessioni di dodici suoi sinceri alfieri. Ovvero un bel viaggio con i protagonisti – famosi ma non celebri, importanti ma non ingombranti – di una Sicilia che vale la pena di conoscere e magari ascoltare un po' di più.

© La Sicilia, 29 gennaio 2020

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