L'archivio storico "LA SICILIA" racconta anche attraverso le foto

Estate 1959 celebrazioni centenario LA NAZIONE
Quattro siciliani a Firenze. Siamo nell'estate del 1959 alla vigilia delle celebrazioni (13-19 luglio) per il centenario del quotidiano “La Nazione”. I quattro amici ritratti nella foto, scattata alla stazione ferroviaria di Firenze, ed emersa come una perla rara dall'archivio storico fotografico del quotidiano “La Sicilia”,  furono protagonisti, a vario titolo, della vita del Paese in quegli anni. Il primo da sinistra è Giorgio La Pira  (Pozzallo 1904-Firenze 1977), padre costituente, che di Firenze era stato sindaco dal 1951 al 1957 e lo sarebbe stato di nuovo dal 1961 al 1965. Accanto a La Pira troviamo il direttore del centenario de “La Nazione”, Alfio Russo (Macchia di Giarre 1902 – Roma 1976), che era stato nel 1945 al timone de “La Sicilia” e da lì a qualche anno sarebbe andato a dirigere il “Corriere della Sera”. Terzo da sinistra, Domenico Sanfilippo (Adrano 1891-Catania 1976), avvocato ed editore del quotidiano “La Sicilia”. Infine, primo da destra, c'è l'uomo politico siciliano a quel tempo più quotato a livello nazionale: Mario Scelba (Caltagirone 1901-Roma 1991), che era stato presidente del Consiglio e per quasi sette anni aveva ricoperto l'incarico di ministro dell'Interno.
Gli archivi dei giornali sono pozzi della memoria che ci svelano aspetti inediti della nostra storia. Quali dati possiamo ricavare dalla foto in esame?
Anzitutto troviamo documentato il legame di amicizia che esisteva fra l'editore de “La Sicilia” e Mario Scelba. Il giornale catanese, nato come quotidiano liberale, divenne poi di “ispirazione liberale”, ma negli anni Cinquanta si schierò apertamente con Scelba, di cui sposò le scelte politiche centriste, e ospitò gli editoriali di don Luigi Sturzo.
La foto documenta, inoltre, la collaborazione mai troncata fra Alfio Russo e il quotidiano catanese. Il direttore Russo, per quanto sia rimasto alla guida de “La Sicilia” solo per un anno, non smise mai di collaborare col giornale siciliano sia scrivendo i suoi editoriali sia fornendo i suoi preziosi consigli. Dopo il brusco allontanamento dal Corriere (1968) e la morte della moglie Ada, Russo si ammalò, ma mantenne vivi i rapporti coi colleghi etnei. A Renzo Distefano, caporedattore de “La Sicilia”, Russo in quel periodo scrisse: «Se avessi un po’ di voglia e di coraggio verrei a Catania per lavorare con voi. Come e quanto mi piacerebbe!».
 È un dato di fatto che la giovane redazione che diede vita al quotidiano catanese nel 1945 conservò per decenni il metodo di lavoro e l'impronta che  aveva lasciato Alfio Russo. 
La Pira, altro personaggio presente nella foto, pur avendo seguito un percorso politico originale rispetto a quello di Sturzo e Scelba, era in rapporti cordiali con quest'ultimo e, soprattutto, aveva maturato una sincera, anche se non sempre pacifica, amicizia con Alfio Russo, direttore del quotidiano fiorentino. Due anni dopo l'incontro documentato dalla foto, La Pira sarebbe tornato sindaco di Firenze; Alfio Russo sarebbe passato alla guida del “Corriere della Sera” e Scelba sarebbe tornato ministro dell'Interno nel nuovo governo Fanfani.
 A testimonianza dell'amicizia fra La Pira e Russo, riproponiamo un messaggio scritto dal sindaco di Firenze al neo-direttore del Corriere pochi giorni prima della partenza di quest'ultimo per Milano: «La sua partenza - scrive La Pira - ha una risonanza nella mia anima (...) Le faccio una proposta singolare, ma la accetti: ogni giorno dica una Ave Maria per me».
Ma torniamo al 1959. Il 14 luglio, come accennato, si tenne un'imponente cerimonia pubblica per festeggiare il centenario de “La Nazione” che richiamò a Firenze i direttori e gli editori dei principali quotidiani italiani, nonché una nutrita schiera di personalità politiche, tra cui il presidente del Consiglio, Antonio Segni, il ministro degli Esteri Giuseppe Pella, il presidente del Senato Cesare Merzagora e l'ex ministro dell'Interno Mario Scelba. In quella occasione, Segni tenne un importante discorso sul ruolo della stampa in Italia. «Siamo venuti ad onorare - disse il presidente del Consiglio in quella circostanza - l'intero giornalismo italiano per il contributo che ha dato alla storia del nostro Paese nei decenni trascorsi e per il contributo che oggi dà allo sviluppo della democrazia in Italia. Questo contributo, diretto e indiretto,  è, a mio giudizio,  immenso, tanto che io non potrei neppure concepire la mia attività di uomo di governo se una libera stampa non mi offrisse ogni giorno un panorama, un quadro esauriente di ciò che si agita, fermenta e vive nel Paese».
Il governo Segni aveva posto fine allo strapotere di Amintore Fanfani, fino ad allora presidente del Consiglio, ministro degli Esteri ad interim e segretario politico della Dc. 
 I primi segnali contro il “fanfanismo” erano venuti proprio dalla Sicilia, quando nel 1958, il candidato fanfaniano alla presidenza della Regione, l'on. Barbaro Lo Giudice, era stato impallinato e l'Ars, coi voti dei dc dissidenti, delle sinistre, dei monarchici e dei missini  aveva eletto a capo del governo siciliano Silvio Milazzo. Quest'ultimo era stato espulso dalla Dc, e anche i suoi amici e concittadini Sturzo e Scelba avevano dovuto prendere le distanze da lui. 
Ma nel 1959, al congresso nazionale Dc di Firenze, che si tenne a fine ottobre,  quando don Sturzo era morto da poco più di due mesi, venne ufficialmente ratificata la sconfitta di Fanfani e della sua corrente. Dal congresso uscì eletto segretario Aldo Moro, grazie a un accordo fra dorotei, “primavera” e centristi scelbiani. Cominciava per la Dc una nuova era, fatta più di dialogo (anche con le sinistre) e di mediazioni che di scelte autoritarie. Un'era che si sarebbe conclusa solo col rapimento e l'uccisione di Moro nel 1978. Anche nella circostanza di quel congresso, tre dei protagonisti della foto (La Pira, Russo e Mattei) si sarebbero incontrati, da buoni siciliani. 

 

Giuseppe Di Fazio

 

Leggi la pagina de LA SICILA del 26 ott 2019